L’Intelligenza Artificiale sarà la fine per le agenzie di traduzione? Arrivano notizie sui suoi sviluppi ormai ogni mese. In molti cresce la paura, mentre altri quasi acclamano l’avvento di un nuovo Dio.
Scrivo in qualità di presidente dell’agenzia di servizi di traduzione Studio Moretto Group, per spiegare ciò che sta realmente accadendo.
La nostra attività di traduttori è tra le prime ad essere state travolte dall’onda dell’intelligenza artificiale sotto forma di traduzione automatica. Abbiamo avuto tempo sufficiente per studiare il funzionamento dei software per la traduzione automatica e i loro effetti sull’uomo e sul suo lavoro, sia positivi sia negativi.
L’intelligenza artificiale è un’innovazione, come lo sono state le macchine all’epoca della Rivoluzione Industriale, Internet, i telefoni cellulari o il riconoscimento facciale. La promessa dietro ognuna di queste innovazioni è la possibilità di svolgere determinate attività in minor tempo, spendendo meno o più agevolmente: si prospetta, cioè, una vita più facile, sicura ed efficiente, che consenta alle persone di poter finalmente avere più tempo da dedicare a ciò che amano.
Ora, il punto non è se tali promesse si siano realizzate o meno, sebbene tutti continuiamo a lavorare ancora eccessivamente, i soldi non bastano mai e si vive in un mondo di conflitti, disuguaglianze e scarsi valori, che mette a rischio noi e i nostri figli. Il punto è, piuttosto, capire che cosa ci induca a credere ogni volta ciecamente a tutte queste promesse luccicanti, senza chiederci da chi provengono e quali fini hanno coloro che le promuovono.
Siamo come un bimbo al parco, che crede a tutto e va nel bosco perché qualcuno gli promette che lì troverà delle caramelle. Anche noi, i grandi, crediamo alle promesse del mercato e accogliamo a braccia aperte le novità per poi scoprire, a distanza di anni, che non erano effettivamente la soluzione ai nostri mali.
Questo è avvenuto nel mondo della linguistica: è ormai evidente che i software per la traduzione automatica non comprendono quello che traducono perché tecnicamente non possiedono coscienza e che, bensì, sono sistemi che elaborano e ripropongono all’utente ciò che è già stato scritto in passato, individuando nelle loro memorie frasi che presentano contesti di parole più o meno simili a quelli da tradurre. Per funzionare, l’intelligenza artificiale applicata alla traduzione va addestrata, cioè la si deve caricare con milioni di testi precedenti ai quali essa possa riferirsi, realizzando così una sorta di memoria di riferimento. Questo ha sollevato numerose polemiche: di che qualità sono i testi caricati in memoria? A chi appartengono veramente? Sono tendenziosi? Chi programma gli algoritmi per la loro gestione? Quale è il rapporto con il Deep Web e il Dark Web?
Il fatto che il traduttore automatico venga addestrato fa sì che utilizzi forme sintatticamente fluide anche se, di fatto, non capisce nulla di ciò che scrive e, pertanto, non lo può garantire né certificare. Insomma, non sappiamo quanti e dove saranno gli errori nelle traduzioni automatiche, sappiamo solo che ci potranno essere delle cosiddette “allucinazioni” nel testo, indipendentemente dalla fluidità del linguaggio simil-umano.
Eppure, la traduzione automatica non è da scartare a priori: è una soluzione assolutamente efficace per poter leggere grandi quantità di testi altrimenti non traducibili dall’uomo, individuare quelli che per noi sono rilevanti e affidarli a un traduttore umano cosciente affinché li corregga e li certifichi. È anche utile per fornire al traduttore professionista una base grezza che quest’ultimo possa rielaborare risparmiando un po’ di tempo, sebbene ciò non sia ancora possibile per numerose lingue e tipologie testuali poiché la macchina, non pensante e addestrata con dati talvolta inesatti e tendenziosi, commette così tanti errori da rendere anti-economico il suo utilizzo.
Invece di usarla consapevolmente in maniera mirata, la traduzione frutto dell’intelligenza artificiale viene impiegata in maniera indiscriminata, causando equivoci e contribuendo a produrre testi scorretti che, a loro volta, verranno caricati nei sistemi automatici producendo ulteriori testi scorretti in futuro. In questo caos degli ultimi anni, i prezzi dei servizi di traduzione sono crollati a causa di una dinamica di mercato che ha voluto porre l’uomo sullo stesso piano della macchina, tanto da indurre molti giovani a non intraprendere la carriera linguistica credendola ormai priva di prospettive. Il marketing di questi sistemi ha magnificato i vantaggi per l’utente e si è basato sulla loro offerta addirittura gratuita, volta a diffonderli nel minor tempo possibile, con una colossale operazione sotto-costo che sarà prima o poi necessariamente seguita da una fase di vendita, nel momento in cui questi servizi saranno percepiti come indispensabili e sarà ormai ridotta la disponibilità dei servizi umani a causa dell’abbandono delle professioni.
Ora, ciò che abbiamo rilevato per la linguistica, si prospetta come una naturale evoluzione anche per gli altri lavori nei quali l’intelligenza artificiale viene già oggi proposta come una soluzione magnificamente efficace: nella creazione grafica, di contenuti scritti, di musica, di progetti tecnici, di pareri legali, di servizi contabili, di diagnosi mediche, ecc. Si vuole far credere ai non addetti ai lavori che la macchina non pensante sia uguale o superiore al professionista, cioè alla persona che comprende ciò che fa e che da sempre basa il valore del proprio lavoro sul concetto di competenza. Il meccanismo di marketing che porta l’uomo a preferire la macchina a un altro uomo è tanto semplice quanto terribile: si offrono gratuità e accessibilità.
Torniamo ora alle domande iniziali: chi ha fatto questa promessa iperbolica e con quale finalità? Perché si lanciano tecnologie sul mercato inducendo i consumatori a utilizzarle ben oltre le loro giuste potenzialità? Chi promette una vita più bella e, in realtà, fa credere che la professionalità non serva causando l’abbandono dei lavori umani? Potremmo ritrovarci con solo macchine a svolgere questi lavori e con la generale accettazione dei loro scarsi risultati, grazie alla sempre più ridotta percezione umana della qualità e della bellezza. La continua iniezione di bassa qualità e bassa cultura sembra finalizzata ad abbassare lo standard comunemente accettato, in un nuovo sistema economico, sociale e del lavoro fortemente basato sull’intelligenza artificiale. Certamente nasceranno altre professioni, ma non dimentichiamo che questo progresso ha generato oggi anche la figura dei rider per le consegne a domicilio.
In un mondo che ha voluto globalizzarsi e interconnettersi rapidamente le promesse sono molte e i rischi sono direttamente proporzionali, se non esponenziali. Noi tutti dobbiamo impegnarci a comprendere ciò che ci viene proposto, senza cadere in frettolose posizioni estreme, né da un lato né dall’altro. Diversamente dall’intelligenza artificiale, noi siamo intelligenti e la coscienza di ciò che siamo è l’arma di salvezza contro un disegno che rischia di dirigere il pensiero degli uomini verso una società opaca.